PAGINE PERDUTE DEL VANGELO
di Don Lorenzo Vecchiarelli - a cura di Mara Macrì e Simone Pasquali
(Effatà Editrice)

La Poesia rappresenta uno dei linguaggi della comunicazione umana; forse l’unico che attinge alla fonte, alla sorgente infinita, all’essenza. E’ il centro del cuore dell’uomo ispirato, che nutre di luce i reconditi alveoli dell’anima, che non pragmatizza il verbo ma scorre e riempie le pagine vuote, toccando le sfere ancestrali della nostra storia. E’ la forza della saggezza, un potere che non riguarda il mondo, ma alberga nell’insondabile, infinito potenziale che appartiene da sempre all’umano e, come una corrente, trascina i sentimenti verso rive inesplorate che affondano in un mare incerto.
Una comunicazione veloce e chiassosa, composta di parole sintetiche senza riflessione,  contrastano con il raccoglimento e il silenzio di cui la dimensione poetica necessita: quello spazio nel quale riecheggiano i suoni interiori voluti dal poeta. Scrivere poesie richiede un metodo ponderato, diverso da altri linguaggi letterari sottoposti alle logiche rigorose della sintassi e della recettività. La poesia è la penna dell’anima, non s’improvvisa: essa ha un valore se presta attenzione all'armonia o alla distonia, al peso o alla leggerezza, alla morbidezza o all’asprezza del detto; gioca abilmente con la metrica o con gli spazi bianchi, con le evocazioni e le vibrazioni.
E’ in tale ambito che si colloca Don Lorenzo, un mistico dei nostri tempi, ma soprattutto un poeta. I suoi versi traboccano di Dio e di sintomi, di stati d’animo profondi o ancora in nuce. E così egli si esprime per accogliere chiunque possa leggere nel suo cuore:
“Tu che mi leggi ti prego, dimmi; dove sei? Se sfiori la tua pelle, qualsiasi pelle, capirai che ha la chiusura del cerchio. Dov’è la mano che lo tracciò? Ormai anche tu sei “dentro”. E dal tuo sicuro e ben protetto centro, oltre il tuo cerchio, ch’è trincea potente, eccomi davanti a te, come uno spazio aperto, indefinito, forestiero, gente.”

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