IL 68 E IL TESTAMENTO DI GESU' - DUE UTOPIE A CONFRONTO
di Carlo di Cicco - a cura di Mara Macrì (Il pozzo di Giacobbe editore)
di Carlo di Cicco - a cura di Mara Macrì (Il pozzo di Giacobbe editore)
Il ’68, periodo caldo della rivoluzione studentesca, è un argomento spinoso da trattare specialmente quando viene messo in relazione con il Testamento di Gesù sull’amore, perché in sostanza qual è il comun denominatore che li unisce?
Carlo Di Cicco protagonista e osservatore di un momento storico inquieto, seppur con una certa forzatura, ne ha voluto ravvisare le analogie definendole “Due utopie a confronto”. Utopie, entrambe, sulle quali si riflettono i progetti più elevati, tesi a risollevare dal capitalismo le sorti di un’umanità stanca e desolata; utopia che, nel caso di Gesù, si è incarnata e realizzata. Ma per coloro che non orientano l’esistenza verso una fede religiosa, il Sessantotto ha tentato di avvicinarsi a qualcosa di simile in senso laico, proponendo una visione “altra” di un sistema globalizzato, e l’analisi dell’autore ne evidenzia le affinità elettive. La rivolta morale per il Sessantotto, motivata dal desiderio di una società più giusta e da una spinta emozionale di libertà fraterna, infatti, ricorda vagamente il Testamento di Gesù che sonda la natura dell’Amore quale principio universale e indissolubile. Forse, il segmento temporale del movimento studentesco, è stato un tentativo più o meno riuscito di rivalutare la persona umana nella sua soggettività. Creare un mondo nuovo sulla base di una società equa confrontato con il Testamento di Gesù - quale lascito del suo amore e della sua volontà, innovatore di cose e di persone – potrebbe essere legato a quella spinta giovanile d’infrangere un sistema precostituito. L’autore, infatti, non intende scindere tali aspetti e sostiene che l’antiautoritarismo di quel tempo faceva da collante tra i giovani di diversa ispirazione che volevano un cambiamento. Giovani accomunati da una visione laica o religiosa di una società più giusta, minacciata dalla gravosa partita internazionale chiamata guerra fredda, per la quale si stava giocando una partita tra credenti e non credenti, sull’ateismo e Dio. In quel contesto Di Cicco sottolinea quanto fosse urgente e necessario tirare fuori il Dio cristiano, della speranza e dell’amore, dall’equivoco che potesse essere un alleato del capitalismo. E di quanto fosse difficile far emergere, nella coscienza delle istituzioni religiose, la convinzione accettata dai giovani che l’unico comandamento nuovo e definitivo nel Vangelo era quello di amare alla maniera di Gesù, così come Egli stesso disse nel discorso dell’ultima cena, considerata un lascito, un insegnamento e un Testamento. E a ben considerare tali aspetti, l’autore aggiunge che il ’68 è stato uno strano tipo di Movimento studentesco unito da un filo rosso al Testamento di Gesù, ponendo la domanda se Papa Francesco abbia convocato il Sinodo dei giovani a cinquant’anni da quel momento per pura casualità, oppure perché rappresenta l’inizio di una riflessione nuova e coraggiosa sulla condizione dei giovani. |